Diario di un reading letterario visto da dentro

Raccontando un libro - Pierluigi Siclari legge Per chi suona la campana di Ernest HemingwaySabato scorso – 26 novembre 2016 – per la prima volta ho avuto l’opportunità di svolgere un reading letterario, parlando di un romanzo che amo e leggendone alcuni brani davanti a un pubblico.

Avevo iniziato a pensare a questo tipo di “lettura raccontata” circa due mesi e mezzo prima, su suggerimento di un amico. In quel momento stavamo discutendo di una presentazione del mio romanzo, e questo amico mi disse: perché non organizzi qualcosa per parlare anche di altri romanzi?

L’imbeccata mi è piaciuta subito. Amo leggere, naturalmente, e amo sentir parlare e parlare di romanzi. Ero stato a qualche reading letterario, e di tanti altri reading avevo visto video su internet. Immediatamente ho riflettuto su quali autori – prima ancora che su quali romanzi – concentrarmi.
Però ho anche pensato da subito a quali difficoltà avevo davanti, innanzitutto perché non sono, per usare un eufemismo, un organizzatore esperto. C’era bisogno di uno spazio, chiaramente, ma grazie alla disponibilità degli amici del Vento dello Stretto, che hanno messo a disposizione la loro sede, questo problema è stato risolto.

Ne restava però un altro, diverso. Fin da quanto ho iniziato a preparare questo ciclo di letture, ero – e sono convinto – della formula da usare. Mi servono tre quarti d’ora circa, tutti per me, per leggere le parti che reputo fondamentali dell’opera di turno, per commentarle a mio modo, per raccontare un po’ di quello che, per motivi di tempo, non può essere letto.

Mi piacerebbe, più avanti, organizzare dei reading diversi, più collettivi, più da dibattito; ma per i romanzi che ho scelto all’inizio, che amo e che mi piacerebbe fare amare anche a chi partecipa alle letture, ho bisogno di guidare da solo, per dare all’analisi del libro in questione la direzione che ho in mente.
Avvicinandosi la data del primo incontro, però, è cresciuto in me il timore

di non aver considerato a sufficienza due difficoltà: la prima riguarda me, che in genere non parlo molto, soprattutto di fronte a estranei; la seconda è la comprensibile difficoltà che può avere chiunque ad ascoltare un’altra persona leggere e parlare per tre quarti d’ora.

Alla fine, l’amore per la narrativa mi ha aiutato a superare la mia difficoltà, dandomi sicurezza e facendomi sentire a mio agio. E credo per l’amore per la lettura, e nello specifico per il romanzo di turno, Per chi suona la campana di Ernest Hemingway, mi abbia aiutato anche a entrare in contatto con chi era presente alla prima lettura. I complimenti fanno sempre piacere, è chiaro, ma lasciano il tempo che trovano. Ciò che mi ha fatto davvero piacere è stato riscontrare, in chi avevo di fronte, la curiosità di scoprire quale fosse il destino di Robert Jordan, il protagonista del romanzo e degli altri personaggi.

Dopo una storia di guerra, sarà il turno di una storia d’amore, e il prossimo reading letterario sarà dedicato a L’amore ai tempi del colera di Gabriel García Márquez.

 

Pierluigi Siclari legge Per chi suona la campana di Ernest Hemingway - Raccontando un libro atto I

 

Abbiamo parlato di reading anche qui:

Il senso di leggere e raccontare – appunti dal secondo reading

Il filo che ha unito le letture di Raccontando un libro

Reading&Chocolate – letture su egoismo e altruismo, collaborazione e condivisione

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1 Comment

  1. mafalda

    Sabato ero presente e posso dirti che la formula mi e’ piaciuta 🙂

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