Monthly Archive: February 2018

Una donna di mondo di W. Somerset Maugham

Di alcuni scrittori – Čechov e Hemingway su tutti – si dice che i loro racconti siano, per via della precisione estrema, dei veri e propri manuali di scrittura creativa. Lo stesso si può affermare parlando di William Somerset Maugham, autore britannico nato nel 1874, esperto di vita mondana e sensibile osservatore delle differenze – e dei paradossi – tra i vari ceti sociali. Ma Somerset Maugham era soprattutto un conoscitore del modo di raccontare una storia, e i dieci racconti della raccolta Una donna di mondo e altri racconti tengono il lettore col fiato sospeso nonostante che, apparentemente, le diverse trame non abbiano nulla di avvincente: una donna non riesce a credere che il marito scappi con la cuoca, un giovane che disattende le aspettative dei genitori, proposte di matrimonio rifiutate o accettate per interesse, valutazioni errate e delusioni di ogni tipo. Dinamiche tutt’altro che innovative, e in mezzo alle quali, per di più, si muovono personaggi spesso superficiali e egocentrici. Ci sarebbero tutti gli ingredienti per trovare i racconti di Somerset Maugham noiosi, e invece l’autore ci mostra questi personaggi con un misto di cinismo e umanità tali da ricordarci come anche noi possiamo essere superficiali e egocentrici…
Read more

Share

A proposito di incipit – come inizia Una storia tra due città

Si potrebbero descrivere i lettori in due gruppi: quelli che scelgono cosa leggere in base all’immagine di copertina, al titolo o alla sinossi, e quelli che in libreria non possono fare a meno di aprire il volume che hanno tra le mani per leggere il primo periodo o la prima pagina. Agli appartenenti al secondo gruppo non interessa tanto sapere di cosa parla l’autore, quanto come parla. Vogliono assaporarne la voce, perché, se lo sceglieranno, procederanno insieme per un percorso di qualche centinaio di pagine. Esistono incipit così famosi da essere noti anche a chi non ha letto la relativa opera, come per esempio: Chiamatemi Ismaele (da Moby Dick); Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera (dalla Recherche di Proust, ripreso da Sergio Leone in C’era una volta in America); Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo (da Anna Karenina). Dell’importanza dell’inizio di una storia ha trattato Italo Calvino nelle sue Lezioni americane (vedi qui) (nell’appendice intitolata Cominciare e finire; molto famoso è il suo discorso sul momento del distacco dalla molteplicità dei possibili). In realtà praticamente ogni autore (da Flaubert a Raymond Carver, da Čechov a Jack London)…
Read more

Share

Il gorilla di Sandrone Dazieri

Di frequente, nel determinare il successo di un giallo – o di una serie di gialli – lo spessore di colui che indaga gioca un ruolo più importante della struttura dell’indagine stessa. Sandrone Dazieri, cremonese classe ’64, attivo nei movimenti dei centri sociali nella Milano degli anni ’80, ci ha regalato un personaggio, comparso per la prima volta ne Attenti al gorilla nel 1999, che definire originale sarebbe riduttivo. Il protagonista del ciclo del Gorilla si chiama Sandrone Dazieri, proprio come l’autore, e, nella sua prima apparizione, in un dialogo con la compagna Vale, parla del Socio: <<Il tuo Socio si cura molto meglio di te.>>   <<Perché è un pignolo maniaco. Io sono un maniaco depressivo e voglio essere coccolato. Mi trascuro apposta per attrarre l’attenzione.>> Basterà leggere poche pagine per capire che il Socio, in realtà, è lo stesso Sandrone, che soffre di un disturbo della personalità. La particolarità del caso è che le due personalità si alternano con le fasi del sonno: quando una dorme, l’altro si sveglia. In pratica, Sandrone Dazieri non dorme mai. Il ritornello era sempre il solito: secondo i sacri testi, non può esistere qualcuno che non dorme mai. Dovrebbe morire, o diventare…
Read more

Share

A proposito di incipit – come inizia Moby Dick

Si potrebbero dividere i lettori in due gruppi: quelli che scelgono in base all’immagine di copertina, al titolo o alla sinossi, e quelli che in libreria non possono fare a meno di aprire il volume che hanno tra le mani per leggere il primo periodo o la prima pagina. Agli appartenenti al secondo gruppo non interessa tanto sapere di cosa parla l’autore, quanto come parla. Vogliono assaporarne la voce, perché, se lo sceglieranno, procederanno insieme per un percorso di qualche centinaio di pagine. Esistono incipit così famosi da essere noti anche a chi non ha letto la relativa opera, come per esempio: Chiamatemi Ismaele (da Moby Dick); Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera (dalla Recherche di Proust, ripreso da Sergio Leone in C’era una volta in America); Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo (da Anna Karenina). Dell’importanza dell’inizio di una storia ha trattato Italo Calvino nelle sue Lezioni americane (vedi qui) (nell’appendice intitolata Cominciare e finire; molto famoso è il suo discorso sul momento del distacco dalla molteplicità dei possibili). In realtà praticamente ogni autore (da Flaubert a Raymond Carver, da Čechov a Jack London) ha sottolineato…
Read more

Share