Tag Archive: Romanzi

A proposito di incipit – Come inizia Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi

Esistono varie definizioni, più o meno elaborate, esaustive e argute, di cosa è, come funzione e come dovrebbe essere scritto l’incipit di un romanzo. Personalmente, preferisco quella che considera l’incipit come una sorta di promessa: l’autore, attraverso le prime righe dell’opera, propone al lettore un patto relativo alla lettura della storia anticipandogli di cosa, e soprattutto come, racconterà. Per questo, in libreria, sono più portato a leggere l’inizio di un romanzo piuttosto che la quarta di copertina. Questa sezione del sito si ripropone di realizzare la stessa dinamica. A differenza dei consigli della sezione Letture, in cui si trattano le sensazioni che un romanzo può suscitare e gli spunti di riflessione che può suggerire, qua, fatta eccezione per alcune basilari informazioni sull’opera di turno, si permette al lettore di gustarsi interamente il patto che lo scrittore ha voluto proporgli. Dopo Moby Dick, Una storia tra due città e Cent’anni di solitudine, è la volta di Sostiene Pereira.  Sostiene Pereira, opera più famosa del pisano Antonio Tabucchi, vanta ventidue traduzioni all’estero, il Premio Campiello, il Premio Viareggio-Repaci e il Prix Européen Jean Monnet. Dopo aver avuto l’idea nell’estate del 1992, Tabucchi scrisse il romanzo l’estate seguente, in due mesi, lavorando ogni…
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Super-Cannes di J.G. Ballard

Super-Cannes di J.G. Ballard dovrebbe essere presente sul comodino di ogni lettore che ama la creazione della suspense tramite un coinvolgente what if? Come sarebbe la nostra vita se avessimo la possibilità di abitare in un luogo incantevole, altamente tecnologico, insieme all’elité della finanza, dell’economia e della scienza? La risposta può sembrare ovvia, ma naturalmente Super-Cannes di J.G. Ballard ci porterà in una direzione inattesa. In precedenza abbiamo parlato di un’altra opera dello scrittore britannico, Il condominio, e le due opere, pur passandosi esattamente venticinque anni (risale al 1975 Il condominio, mentre Super-Cannes è stato pubblicato nel 2000) presentano una dinamica simile: all’inizio della narrazione un luogo ci appare come un paradiso, non solo da un punto di vista estetico ma anche esistenziale, mentre andando avanti con la lettura ci saranno mostrare tutte le sue ombre. Ballard è un maestro nel creare la suspense rilasciando gradualmente le informazioni, ma nel caso di Super-Cannes già nell’incipit troviamo un’anticipazione che ci fa intuire la tragicità della vicenda. La prima persona che incontrai a Eden-Olympia fu uno psichiatra, e forse il fatto che sia stato proprio uno specialista in malattie mentali a farmi da guida in questa “città intelligente” sulle colline sopra Cannes…
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Follia di Patrick McGrath

<<E in ogni caso io sono un medico, non ho nulla da rimproverare a chi si ammala. E come potrei rimproverare a te di esserti innamorata?>>. Queste parole del dottor Peter Cleave, che in Follia svolge il ruolo del narratore, rendono al meglio l’atmosfera del romanzo di Patrick McGrath pubblicato nel 1996. La vicenda è ambientata nel 1959, quando i coniugi Raphael, Max e Stella, si sono da poco trasferiti in un ospedale psichiatrico fuori Londra. Max è psichiatra criminale come Peter Cleave e Jack Straffen, il direttore dell’ospedale, a cui Max spera di succedere. Stella, invece, non spera nulla; vive nella noia, soffre la mancanza di fantasia del marito, e quando incontra Edgar Stark mette in discussione tutta la propria esistenza. Edgar è ricoverato nell’ospedale psichiatrico perché è un omicida, un violento, ma è anche un artista, un uomo passionale e sorprendente, e l’enorme divario tra lui e Max Raphael pone a Stella dei dubbi che, in realtà, la donna supererà presto. Infatti, nel romanzo, l’incontro tra Stella e Edgar avviene quasi subito, e subito il lettore capisce che i due non possono né vogliono resistere all’attrazione che li unisce. Le prime cinquanta, sessanta pagine, di conseguenza, non sono…
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La strada di Cormac McCarthy

La strada, romanzo vincitore del James Tait Black Memorial Prize nel 2006 e del Premio Pulitzer per la narrativa nel 2007, è al momento l’ultimo romanzo scritto da Cormac McCarthy, già autore, tra gli altri, di Non è un paese per vecchi (da cui l’omonimo film) e della Trilogia della frontiera . La storia de La strada si svolge in un ipotetico futuro post-apocalittico, ambientazione che riporta alla mente Kenshiro (ma senza arti marziali) per chi è nato negli anni ottanta o The Walking Dead (ma senza zombi) per chi è più giovane. A parte il riferimento a cartoni e serie tv, va detto che molti romanzieri sono stati affascinati dalla descrizione di un futuro postapocalittico (possiamo citarne tre diversissimi tra loro: Jack London, Stephen King e stesso Stefano Benni), e che, in genere, una caratteristica di questo filone è che la narrazione non dedica molta attenzione a cosa sia successo; ormai è successo, ciò che importa sono le conseguenze, naturalmente tragiche. Cormac McCarthy segue questo tipo di impostazione, e La strada inizia in medias res, con un uomo e un bambino – sono padre e figlio, e non sapremo mai i loro nomi – che si trascinano già da…
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A proposito di incipit – Come inizia Cent’anni di solitudine

Si potrebbero descrivere i lettori in due gruppi: quelli che scelgono cosa leggere in base all’immagine di copertina, al titolo o alla sinossi, e quelli che in libreria non possono fare a meno di aprire il volume che hanno tra le mani per leggere il primo periodo o la prima pagina. Agli appartenenti al secondo gruppo non interessa tanto sapere di cosa parla l’autore, quanto come parla. Vogliono assaporarne la voce, perché, se lo sceglieranno, procederanno insieme per un percorso di qualche centinaio di pagine. Esistono incipit così famosi da essere noti anche a chi non ha letto la relativa opera, come per esempio: Chiamatemi Ismaele (da Moby Dick); Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera (dalla Recherche di Proust, ripreso da Sergio Leone in C’era una volta in America); Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo (da Anna Karenina). Dell’importanza dell’inizio di una storia ha trattato Italo Calvino nelle sue Lezioni americane (vedi link) (nell’appendice intitolata Cominciare e finire; molto famoso è il suo discorso sul momento del distacco dalla molteplicità dei possibili). In realtà praticamente ogni autore (da Flaubert a Raymond Carver, da Čechov a Jack London)…
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Avventure della ragazza cattiva di Mario Vargas Llosa

Quella fu un’estate favolosa.  Con queste parole inizia Avventure della ragazza cattiva, romanzo del 2006 dello scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, premiato con il Nobel per la letteratura nel 2010. Il narratore-protagonista, Ricardo Somocurcio, guarda al passato, all’estate del 1950; lui ha quindici anni e nel quartiere di Lima in cui vive, Miraflores, succedono tante cose: concerti, eventi sportivi, anche il sole sembra diverso dalle altre estati, e soprattutto… Ma il fatto più rimarchevole di quell’estate fu l’arrivo a Miraflores, dal Cile, il loro lontanissimo paese, di due sorelle la cui presenza vistosa e il cui inconfondibile modo di parlare, svelto svelto, mangiando le ultime sillabe delle parole e concludendo le frasi con un’aspirata esclamazione che suonava come un <<pué>>, fece gurare la testa a tutti noi miraflorini che avevamo appena cambiato i pantaloni corti con quelli lunghi. E a me più che agli altri. Il narratore si innamora subito della maggiore delle due cilenite, Lily, le si dichiara tre volte, senza successo, e scopre proprio in punto di concludere la quarta proposta di fidanzamento che Lily non viene affatto dal Cile. La ragazza ha mentito, e quando diventa noto a tutti, per la vergogna non si fa più vedere….
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A proposito di incipit – come inizia Una storia tra due città

Si potrebbero descrivere i lettori in due gruppi: quelli che scelgono cosa leggere in base all’immagine di copertina, al titolo o alla sinossi, e quelli che in libreria non possono fare a meno di aprire il volume che hanno tra le mani per leggere il primo periodo o la prima pagina. Agli appartenenti al secondo gruppo non interessa tanto sapere di cosa parla l’autore, quanto come parla. Vogliono assaporarne la voce, perché, se lo sceglieranno, procederanno insieme per un percorso di qualche centinaio di pagine. Esistono incipit così famosi da essere noti anche a chi non ha letto la relativa opera, come per esempio: Chiamatemi Ismaele (da Moby Dick); Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera (dalla Recherche di Proust, ripreso da Sergio Leone in C’era una volta in America); Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo (da Anna Karenina). Dell’importanza dell’inizio di una storia ha trattato Italo Calvino nelle sue Lezioni americane (vedi qui) (nell’appendice intitolata Cominciare e finire; molto famoso è il suo discorso sul momento del distacco dalla molteplicità dei possibili). In realtà praticamente ogni autore (da Flaubert a Raymond Carver, da Čechov a Jack London)…
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Il politicamente scorretto di Pinketts; Lazzaro Santandrea e i duri

Le parole che introducono Lazzaro vieni fuori, romanzo d’esordio di Andrea G. Pinketts, dicono già molto sullo stile dello scrittore Milanese:   I fatti, i luoghi e i personaggi di questo romanzo sono puramente immaginari. Mi si potrebbe obiettare che esiste una regione chiamata Trentino Alto Adige e un paesino chiamato Bellamonte. Mi sento obbligato a specificare che sia il Trentino che Bellamonte, come è noto, li ho inventati io. In ambito di scrittura si discute spesso di quanto, della propria vita, un narratore possa mettere nelle proprie opere. Di sicuro Pinketts mette tantissimo di sé nei suoi romanzi e nel suo personaggio più famoso: Lazzaro Santandrea, protagonista proprio de Lazzaro vieni fuori e dei successivi Il vizio dell’agnello, Il senso della frase, L’assenza dell’assenzio, Nonostante Clizia solo per citarne alcuni. Pinketts e Lazzaro Santandrea condividono molto: i tanti mestieri fatti, i luoghi in cui sono cresciuti e in cui bazzicano adesso, i gusti in fatto di birra, sigari e donne. Soprattutto, entrambi sono dei duri. Pinketts, nel 1993 a Milano ha fondato proprio la Scuola dei Duri, un movimento letterario che si propone di esplorare la realtà attraverso l’indagine poliziesca. Lo stesso Pinketts, del resto, è stato detective comunale…
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Saltatempo di Stefano Benni

Saltatempo, romanzo di Stefano Benni (di cui abbiamo già visto qui  Bar Sport), inizia con un incontro inusuale: il protagonista, Lupetto, detto Saltatempo, negli anni cinquanta frequenta la elementari e vive in montagna; un giorno, mentre scarpagnava, cioè camminava a saltelli per via del dislivello, verso la scuola, ha incontrato un Dio, con le fattezze di un uomo alto come una nuvola, con una barba immensa color letamaio, scortata da mosche, tutto vestito di strati e stracci, con una capparella nera rappezzata di toppe lustre. Ha un bastone di pero e un cane vecchio, ma vecchio che ha annusato chissà quante pisce di tirannosauro, e zoppica e rantola come se fosse pieno di brodo. Il dio ha un regalo speciale per Saltatempo: un orobilogio.   – Non ti spaventare, ma tu vivrai sempre con due orologi, uno fuori e uno dentro. Quello fuori ti sarà utile per non fare tardi a scuola, quando aspetti la corriera e il giorno che muori, per calcolare quanto hai vissuto. L’altro, che comprende centosettantasei tempi protologici, novanta escatologici e trentasei tempi romanzati caotici, l’hai ingoiato da piccolo, anche se non ricordi. Chiamalo pure secondo orologio, anzi orobilogio. Ogni volta che sentirai il suo ticchettio, il…
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Carrère tra La settimana bianca e L’avversario

Il primo libro di Emmanuel Carrère che ho letto, qualche anno fa, su consiglio di un amico, è stato Vite che non sono la mia. Mi è piaciuto tanto da spingermi in libreria alla ricerca di altre sue opere. Senza prima documentarmi – cosa per me inusuale – ho scelto La settimana bianca e L’avversario, leggendoli esattamente in quest’ordine. In maniera del tutto casuale, ho avuto la fortuna di assaporare un pre e un post della produzione dell’autore parigino, attraverso due libri che condividono il punto di partenza ma prendono direzioni opposte. L’origine è un fatto di cronaca: nel gennaio del 1993 un uomo, Jean-Claude Romand, uccide la moglie, i figli, i propri genitori, perfino il cane, e tenta di togliersi la vita. Non riuscendoci, viene arrestato per poi, nel luglio del 1996, essere condannato all’ergastolo. Una strage familiare come – purtroppo – tante altre, ma ciò che stupisce, e a cui si fa fatica a credere, è che in precedenza Romand ha finto per ben diciassette anni di lavorare come medico. In realtà aveva fallito l’ammissione al secondo anno, e da lì lasciato gli studi. Nel 1993 Carrère, pur non avendo la fama internazionale che raggiungerà in seguito, può…
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