Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf – Una narrazione plurale

Nonostante il titolo stesso parli di trilogia, l’opera di Ágota Kristóf sulle città di K., più che da tre rotrilogia della città di K. di Agota Kristofmanzi è composta da tre racconti lunghi contenuti nello stesso volume.

Si tratta di una storia ambientata sullo sfondo di una guerra in un imprecisato paese dell’Europa centrale, dove si trova, appunto, la città di K.

Nella prima parte, intitolata Il grande quaderno, ci imbattiamo in un tipo di narrazione quasi unica, perché a raccontare la storia è un soggetto plurale. Sono i protagonisti, due gemelli, due bambini affidati dalla propria madre alla nonna, a usare il noi. Seguire il loro noi andiamo, noi facciamo, noi pensiamo è un’esperienza straniante, anche perché ciò che fanno e pensano è caratterizzato da una durezza difficile da immaginare. Ad esempio:

Siamo nudi. Ci colpiamo l’un l’altro con una cintura. Diciamo a ogni colpo:
– Non fa male.
Colpiamo più forte, sempre più forte. Passiamo le mani sopra una fiamma. Ci incidiamo una coscia, il braccio, il petto con un coltello e versiamo dell’alcol sulle ferite. Ogni volta diciamo:
– Non fa male.
Nel giro di poco tempo non sentiamo effettivamente più nulla. È qualcun altro che ha male, è qualcun altro che si brucia, che si taglia, che soffre. Non piangiamo più.

I due bambini devono abituarsi alla sofferenza, perché oltre ai disagi causati dalla guerra, devono sopportare i maltrattamenti degli altri bambini, di vari adulti, e anche della nonna, che li chiama semplicemente figli di cagna. La prima parte si conclude con due grossi colpi di scena. Il primo posso lasciarlo ai lettori; al secondo invece devo accennare per forza: un gemello attraversa la frontiera, mentre l’altro rimane dove si trova.

Nella seconda parte, La prova, troviamo una narrazione in terza persona, dapprima incentrata sul gemello rimasto nella città di K. – scopriamo solo ora che il suo nome è Lucas – e soprattutto iniziamo ad avere dei dubbi su quanto è successo finora. Nella prima parte eravamo convinti che tutto fosse vero – vero, naturalmente, nell’universo narrato – adesso iniziamo a nutrire dei dubbi. Nessun altro, infatti, in città, sembra ricordarsi di quel gemello che a Lucas manca molto. Qualcosa di strano succede anche all’altro fratello, Claus, che torna nella città della sua infanzia (idealmente Budapest), dove però non trova alcun legame col suo passato.

Nella terza e ultima parte, La grande menzogna, raccontata in prima persona dal punto di vista di Claus, noi scopriamo cosa è successo ai due gemelli in tenera età, prima dell’inizio dei fatti narrati, ma ancora non sappiamo quanto di ciò che abbiamo letto sia davvero accaduto e cosa sia stato solo immaginato. Lo scopriremo quando i due gemelli, ormai cinquantenni, si rincontreranno. Sarà un crescendo di drammaticità che ci sconvolgerà, e se riesce a sconvolgerci, dopo che abbiamo letto a lungo di violenze, abusi e atrocità varie, è perché si tratta davvero di un finale inimmaginabile.

Quello che resta, al termine della lettura della trilogia della città di K., non è solo la sensazione che la guerra tiri fuori il peggio da ogni essere umano – sensazione già provata in tante letture – ma soprattutto la convinzione che certi traumi siano impossibili da superare per chiunque, e condizioneranno un’intera esistenza.

In mezzo a tanto dolore, l’autrice ci regala un bellissimo pensiero sulla scrittura. La scrittura in un certo senso unirà i due gemelli anche nel periodo in cui sono lontani: Claus diventerà scrittore, usando lo pseudonimo Klaus Lucas T., mentre Lucas acquisterà una libreria. Sarà Victor, il precedente proprietario, a dirgli quanto segue:

Sono convinto, Lucas, che ogni essere umano è nato per scrivere un libro, e per nient’altro. Un libro geniale o un libro mediocre, non importa, ma colui che non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla terra senza lasciare traccia.

 

Su youtube si può ascoltare, in lingua originale con sottotitoli in italiano, la stessa autrice leggere alcuni estratti da Il grande quaderno, primo capitolo delle trilogia della città di K.

 

Consigli di lettura su romanzi della letteratura europea:

Memoria di ragazza di Annie Ernaux

Una storia tra due città di Charles Dickens

Fame di Knut Hamsun

Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar

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