Monthly Archive: July 2017

Richard Ford e la saga di Frank Bascombe

Molti lettori diffidano delle saghe, reputandole superficiali e inclini solo alla fidelizzazione studiata a tavolino del lettore. Non escludo che statisticamente sia così, ma di certo questo non vale per la saga di Frank Bascombe dell’autore statunitense Richard Ford, di cui abbiamo già letto un estratto. Per sottolineare la qualità della produzione di Ford, basti pensare che il secondo romanzo della saga, Il giorno dell’indipendenza, è stato il primo a vincere sia il Premio Pulitzer per la narrativa che il Premio Faulkner. La saga è composta da quattro romanzi: Sportswriter, Il giorno dell’indipendenza, Lo stato delle cose e Tutto potrebbe andare molto peggio. Sportswriter, uscito nel 1986 negli Stati Uniti e nel 1992 in Italia, ci presenta il protagonista-narratore Frank Bascombe. Frank è un trentottenne divorziato da poco, non riesce a chiamare per nome l’ex moglie – per tutto il romanzo per noi lettori sarà X -, ha perso il più grande dei suoi tre bambini, scomparso per una rarissima malattia, e fa il giornalista sportivo. Svolge il mestiere in maniera personale, più che raccontare cronache sportive, Frank racconta storie di sport. Del resto, in precedenza, Frank ha riscosso grande successo con una raccolta di racconti. In seguito non ha…
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Una morte raccontata da Javier Marías

Scrivere narrativa significa – tra le altre cose – inventare un universo, e se è vero che la creazione di qualunque cosa è sempre difficilissima, in determinati casi l’asticella si alza ancora di più. Per esempio è molto complicato descrivere scene di sesso – l’ovvio e il retorico sono sempre pericolosamente dietro l’angolo, per non parlare del volgare – e spesso anche autori navigati preferiscono glissare, raccontando il prima e il dopo dell’atto sessuale. Lo stesso vale per le scene di morte. Anche in questo caso molti scrittori preferiscono allontanare la lente d’ingrandimento dalla scena in questione, riportandola velocemente per poi soffermarsi sulle conseguenze, evitando così i tanti rischi che la descrizione di un momento così importante porta con sé. Naturalmente, però, i grandi sanno raccontare tutto, ognuno a modo proprio, col proprio stile e linguaggio, perché – vale la pena ripeterlo – non esiste a priori un modo esatto di raccontare qualcosa. Lo stile di Javier Marías, per esempio, è prolisso e volutamente complicato, a la sua imitazione gratuita può far scivolare facilmente nel ridicolo. Ma è anche uno stile che, analizzato con cognizione di causa, può insegnare molto. Nel suo Domani nella battaglia pensa a me troviamo appunto…
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I racconti al crepuscolo di Stephen King

Stephen King, di cui abbiamo visto in precedenza un consiglio di lettura, ha raggiunto la fama grazie ai suoi romanzi, soprattutto a quelli trasportati sul grande schermo (a partire da Carrie), ma, come tanti, ha iniziato scrivendo short stories. La raccolta Al crepuscolo, uscita nel 2009, comprende tredici racconti scritti da King in periodi diversi, come lo stesso autore racconta nelle interessanti note conclusive. Alcuni racconti sono legati al sovrannaturale, all’aldilà – Le cose che hanno lasciato indietro e, almeno in parte, Pomeriggio del diploma, sono influenzati dallo shock dell’11 settembre  –, altri descrivono situazioni reali e, forse per questo, possono spaventarci anche di più. I due che più mi hanno colpito sono Area di sosta e N. In Area di sosta John Dykstra, professore di letteratura e scrittore, al ritorno da una conferenza, riflette sulle implicazioni psicologiche dell’aver usato lo pseudonimo Rick Hardin per pubblicare una serie di gialli di successo. È notte, e Dykstra si ferma in un’area di sosta per andare al bagno. Stava per entrare nella toilette degli uomini quando fu bloccato da un’inattesa voce femminile alle sue spalle, leggermente distorta dall’eco ma maledettamente vicina.   <<No, Lee>>, disse. <<Caro, no.>>   Poi uno schiaffo, seguito da…
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Mr Gwyn di Alessandro Baricco

Mr Gwyn di Alessandro Baricco è un’opera da consigliare a ogni aspirante scrittore, non perché insegni qualcosa sulla scrittura da un punto di vista squisitamente tecnico, sempre ammesso che questo possa essere possibile (Carver, per esempio, ha riflettuto a lungo su cosa e cosa non può essere insegnato); il merito di Mr Gwyn è quello di ricordarci, semmai ce ne fosse bisogno, la forza dirompente che dovrebbe avere la scrittura. Mentre camminava per Regent’s Park – lungo un viale che sempre sceglieva, tra i tanti – Jasper Gwyn ebbe d’un tratto la limpida sensazione che quanto faceva ogni giorno per guadagnarsi da vivere non era più adatto a lui. Già altre volte lo aveva sfiorato quel pensiero, ma mai con simile pulizia e garbo.  Scopriamo nell’incipit che Jasper Gwyn, scrittore piuttosto di moda in Inghilterra e discretamente conosciuto all’estero, ha deciso di non scrivere più libri. Gwyn fa in modo che il Guardian pubblichi la notizia della sua decisione, e in molti pensano si tratti di una mossa per attrarre l’attenzione. Gwyn, però, è sincero, oltre che determinato. Libero da precedenti impegni e abitudini, avverte comunque un senso di nostalgia: Quel che gli accadde, tuttavia, fu di ritrovarsi addosso, col passare…
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Un paradiso che diventa inferno – Il condominio di J.G. Ballard

Nell’incipit de Il condominio un uomo sta mangiando nel proprio balcone, mentre riflette sui mesi appena trascorsi. Potrebbe essere chiunque di noi, se non fosse che sta mangiando il posteriore di un pastore tedesco, arrostito bruciando una pila di guide telefoniche. Era trascorso qualche tempo e, seduto sul balcone a mangiare il cane, il dottor Robert Laing rifletteva sui singolari avvenimenti verificatisi in quell’immenso condominio nei tre mesi precedenti. Il dottor Robert Laing, medico più interessato all’insegnamento che all’esercizio della professione, reduce da un divorzio, si è trasferito da poco nel condominio, scegliendolo per la pace, il silenzio e l’anonimato. Il condominio conta quaranta piani, ospita duemila inquilini, è dotato di due piscine, banca, supermercato, parrucchiere, negozi vari, addirittura una scuola materna. Nelle intenzioni di chi l’ha progettato (tra cui Anthony Royal, architetto, proprietario dell’attico) il condominio avrebbe dovuto costituire un mondo nuovo, nella realtà finisce col riproporre quello vecchio, con le sue distinzioni sociali. I ricchi inquilini dei piani più alti mal sopportano i figli degli abitanti dei piani inferiori, che a loro volta lamentano le prepotenze dei primi. Gli inquilini dei piani di mezzo, invece, si limitano a osservare, parteggiando ora per gli uni ora per gli altri….
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