Virginia Woolf a un giovane poeta

Oltre a essere autrice di romanzi e racconti, Virginia Woolf (di cui abbiamo parlato suggerendo la lettura de Le ore di Michael Cunningham) ha svolto una fervente attività di critica letteraria, lasciandoci, tra gli altri, il celebre Una stanza tutta per sé.

Consigli a un aspirante scrittore, curato da Roberto Bertinetti, raccoglie leVirginia Woolf Consigli a un aspirante scrittorettere, riflessioni e articoli della scrittrice britannica. Il libro si divide in tre sezioni: Leggere; Scrivere; Pubblicare.

Nella seconda troviamo una lettera al giovane poeta John Lehman. Nel testo, Virginia Woolf si sofferma su vari argomenti legati alla poesia e, in conclusione, parla dell’importanza, per un autore, di cercare la propria maturità artistica e umana prima di pubblicare. La lettera risale al luglio del millenovecentotrentadue, ma la raccomandazione di non avere fretta di giungere a una pubblicazione resta un utile consiglio per ogni aspirante scrittore di oggi:

 

Sono sicura che quest’ultima cosa è importantissima. (poche righe prima l’autrice consigliava a Lehman di non pubblicare niente prima dei trent’anni)
La maggior parte dei difetti nelle poesie che ho letto, credo, si può spiegare con il fatto che sono state esposte alla luce furiosa della pubblicità quando erano ancora troppo giovani per reggerne l’impatto. Le ha ridotte a un’austerità scheletrica, sia nelle emozioni sia nelle parole, che non dovrebbe essere caratteristica della gioventù. Il poeta scrive benissimo. Scrive per l’occhio di un pubblico severo e intelligente. Ma quanto avrebbe scritto meglio se per dieci anni non avesse scritto che per il suo, di occhio! Dopotutto gli anni dai venti ai trenta sono gli anni (e mi riferisco di nuovo alla tua lettera) dell’eccitazione sentimentale. La pioggia che goccia, un’ala che sfreccia, qualcuno che passa – i suoni e le immagini più comuni hanno il potere di gettarci, mi sembra di ricordare, dalle vette del rapimento alle profondità della disperazione. E se la vita vera è così estrema, la vita della visione dovrebbe essere libera di seguirla. Ora che sei giovane, scrive pure risme di stupidaggini. Sii sciocco, sii sentimentale, imita Shelley, imita Samuel Smiles. Cedi le redini a ogni impulso, fai tutti gli errori di stile, grammatica, gusto, sintassi. Riversa in massa. Rovesciati. Lascia andare la rabbia, l’amore, la satira con tutte le parole che riesci a cogliere, costringere o creare, con qualsiasi metrica, prosa, poesia o borbottio che ti viene. Così imparerai a scrivere. Ma se pubblichi, la tua libertà sarà sotto scacco. Penserai a quello che penserà il pubb
lico. Scriverai per gli altri quando dovresti scrivere solo per te stesso. E che senso avrebbe dominare il torrente impetuoso delle stupidaggini spontanee che è ora, e solo per qualche anno, il tuo dono divino per pubblicare compiti libriccini di versi sperimentali? Per fare soldi? Quello, lo sappiamo tutti, è fuori questione. Per avere delle critiche? Ma i tuoi amici condiranno i tuoi manoscritti con critiche molto più serie e puntuali di quelle che potresti avere da un qualsiasi recensore. E per quanto riguarda la fama, t’imploro di guardare alle persone famose. Guarda a come le acque del grigiore si diffondono attorno a loro quando entrano. Osserva la loro pomposità, la loro aria profetica. Rifletti, i più gra
ndi poeti erano anonimi. Pensa a come Shakespeare non si curava per niente della fama. A come Donne gettava le sue poesie nel cestino della carta straccia. Scrivi un saggio e cerca di dare un solo esempio di scrittore inglese moderno che sia sopravvissuto ai suoi discepoli e ammiratori, ai cacciatori di autografi e agli intervistatori, alle cene e ai pranzi, alle celebrazioni e alle commemorazioni con cui la società inglese riesce così bene a tappare la bocca ai suoi cantori e a far tacere le loro canzoni.

Naturalmente le parole di Virginia Woolf non vanno interpretate in modo categorico; esistono opere meravigliose prodotte da autori molto giovani, e tanti validi scrittori hanno impiegato meno di dieci anni per trovare una voce chiara e originale (anche se non hanno mai smesso di lavorarci nel prosieguo della propria carriera). Ma, al di là dei dati numerici, Virginia Woolf ci ricorda – e difficilmente si possono trovare fonti più autorevoli – l’importanza della pratica, della sperimentazione, dell’imitazione e del trovare qualcuno che ci giudichi in maniera serena e costruttiva per migliorare le nostre capacità di scrittura.  

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2 Comments

  1. mafalda

    Sono sempre i più grandi a ricordarci l’umiltà

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    1. Pierluigi Siclari (Post author)

      Verissimo, e credo valga per ogni settore

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