La definizione di storytelling secondo Alessandro Baricco

<<Storytelling è una parola diventata antipatica alla gente>> dice Alessandro Baricco (di cui in passato abbiamo suggerito la lettura di Mr Gwyn) durante una delle Mantova Lectures, <<perché è usata troppo spesso. Perfino quando si ristruttura un negozio, o si parla di relazioni sentimentali, ecco che viene fuori il termine storytelling, eppure in realtà in molti non sanno esattamente di cosa si tratti>>.

Le Mantova Lectures, messe in scena per la prima volta nel settembre del 2016 durante la XX edizione di Festivaletteratura, sono definite dallo stesso Baricco non delle vere lezioni, ma tre percorsi della mente, dedicate alla verità, alla narrazione e alla felicità.

Il percorso sulla narrazione inizia da Alessandro Magno, di cui Baricco racconta il sogno di conquistare l’Impero persiano. Partendo dal modo di comunicare del conquistatore macedone, dal modo di trasmettere, coi propri discorsi e i propri gesti, qualcosa che andava ben oltre il bisogno di motivare e coinvolgere i soldati, Baricco arriva a parlare, appunto, di storytelling.

Dopo le considerazioni iniziali su quanto oggi il termine sia usato – in maniera non sempre appropriata – lo scrittore torinese fornisce la definizione di storytelling studiata insieme ai suoi collaboratori della Scuola Holden (avendo comunque sottolineato che la stessa, come del resto tutte le definizioni di storytelling, ha valore parziale):

Sfila via i fatti dalla realtà: quel che resta è storytelling.

Spiega Baricco che il maggior pregio di questa definizione è quello di abbattere un pregiudizio errato sullo storytelling, e cioè che “realtà” e “storytelling” siano due cose separate:

<<Lo storytelling non è una sovrapposizione in un secondo momento. È una parte della realtà. Ve lo dico nella maniera più brutale: un fatto, senza storytelling, non esiste. Non è reale>> continua Baricco, che fa poi l’esempio della moneta.

<<Una moneta, strumento geniale, è composta da un fatto – cioè che è un dischetto di metallo di un certo peso, di un certo valore – dopodiché chi la conia stampa sulle due facce qualcosa. Quello che era un dischetto di metallo – un fatto – diventa una realtà vera. Quello che ci stampa sopra è storytelling. Moneta: la realtà formata da un fatto – la quantità di materiale – e da un gesto – lo storytelling – che ne fa una moneta>>.

Baricco affronta poi la questione del rapporto tra fatti e storytelling nella rappresentazione della realtà, sostenendo che le comunicazioni di maggiore successo sono quelle che, compiuta una scelta – baricentro più orientato verso i fatti, o verso lo storytelling – si mantengono coerenti nei confronti della decisione.

Lo scrittore propone poi uno schema, presentandolo come un piccolo riassunto:

FATTI

STORYTELLING

MATERIALE IMMATERIALE
RAZIONALE IRRAZIONALE
IMPERSONALE SOGGETTIVO
CONVINCENTE EMOZIONANTE
SAPERE IMMAGINARE

 

 

Baricco usa due personaggi noti per esporre gli esempi dei due opposti: Obama per lo storytelling (la sua comunicazione emoziona, avvicina la persona a cui si rivolge), Draghi per i fatti (massima impersonalità, tendenza al grado zero dello storytelling).

Altro pregiudizio che Baricco vuole smontare: lo storytelling come strumento dei potenti per influenzare le masse. Secondo lo scrittore, questo non è vero perché lo storytelling muove i suoi effetti in direzioni imprevedibili per chiunque, indipendentemente da quanto potere si abbia. Anche in questo caso, Baricco argomenta con due esempi – relativamente – noti a tutti: la cometa Hale-Bopp passata vicino alla Terra nel 1997 e le vicende editoriali del libro di Valèrie Trierweiler sul marito François Hollande.

<<Lo storytelling non sta da una parte o dall’altra, non sta col più potente o col più debole; lo storytelling è una specie di corrente, fluisce con delle sue regole che conosciamo solo in parte, e che riusciamo a controllare solo ogni tanto>>.

Chi conosce Baricco come oratore sa quanto il suo modo di raccontare sia coinvolgente, ricco di pathos, capace di giocare sapientemente sulle distanze e sui paradossi. Per chi, invece, non lo conosce in tale veste, suggerisco di recuperare su Youtube i video estratti dai programmi tv – Pickwick, del leggere e dello scrivere e Totem – che lo scrittore ha condotto sulle reti Rai negli anni novanta, parlando al grande pubblico di Hemingway e García Márquez, di Bartleby lo scrivano di Melville e del Guglielmo Tell di Rossini, de La cognizione del dolore di Gadda e di Viaggio al termine della notte di Luis-Ferdinand Céline.

Sia per gli uni che per gli altri, in ogni caso, ecco in conclusione il link, da Raiplay, delle tre puntate che compongono le Mantova Lectures.

 

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