Un nome da torero – Sepulveda riporta un suo personaggio in Cile

Un nome da torero, pubblicato nel ’94, è il terzo romanzo dello scrittore cileno Luis Sepulveda . Dopo due opere dedicate soprattutto all’ambiente (nello specifico il rispetto per la foresta Amazzonica ne Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, di cui abbiamo parlato qui,  e la caccia illegale alle balene ne Il mondo alla fine del mondo) Sepulveda passa a un romanzo che strutturalmente può essere definito un noir e che soprattutto è caratterizzato da un forte respiro autobiografico.

Juan Belmonte, omonimo del torero citato da Hemingway in Morte nel pomeriggio, è un ex guerrigliero cileno che vive nella Berlino ormai liberata dal Muro, lavora come buttafuori in un locale a luci rosse e si scontra spesso con un gruppo di razzisti.

L’incarico di recuperare le monete facenti parte della Collezione della Mezzaluna Errante, trafugate in Cile durante la seconda guerra mondiale, dà a Belmonte la possibilità di tornare in patria (lo stesso Sepulveda fu costretto a restare lontano dal Cile per dodici anni) e di cercare la donna che ama, Veronica.

Noi lettori seguiremo Belmonte fino alla Terra del Fuoco, e noteremo come tutti i personaggi il cui destino gravita attorno alle monete da recuperare siano stati segnati in maniera indelebile, chi nel fisico, chi nella mente, dalla guerra.
Il Cile che ritrova Belmonte vive in democrazia, ma su questa democrazia riflette il protagonista, e naturalmente riflette anche l’autore, portandoci a riflettere a nostra volta. Su questa democrazia pesano le migliaia di persone scomparse improvvisamente, che non sono più tornate a casa o, se l’hanno fatto, sono irriconoscibili, come proprio Veronica, costretta all’autismo delle esperienze subite.

Belmonte è un uomo che ha perso tanto: ha perso la sua guerra, ha perso la consolazione che la sua fosse la migliore delle cause, ha perso la sua donna; però è un uomo che sa perdere, e questo, unito alla consapevolezza di non aver mai rinunciato alla vita, mitiga la sua amarezza, e soprattutto quella del lettore.

Iniziai ad attraversare la strada, chiedendomi, Veronica, amore mio, chiedendomi perché abbiamo tanta paura di guardare in faccia la vita noi che abbiamo visto le auree scintille della morte.Luis Sepulveda

Consigli di lettura su romanzi della letteratura sudamericana:

Rayuela  di Julio Cortázar

La caduta delle consonanti intervocaliche di Cristovão Tezza

Triste, solitario y final di Osvaldo Soriano

Avventure della ragazza cattiva di Mario Vargas Llosa

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