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Lungo il confine tra stenti e sogni con Cormac McCarthy
Uno dei primi motivi per cui si legge è per evadere. Da ragazzini siamo scappati dalla noia delle nostre camerette – e, a volte, dai compiti – per intrufolarci dentro il sottomarino del Capitano Nemo o per raggiungere Labuan insieme a Sandokan. Andando verso l’età adulta, si passa di solito a un altro tipo di narrativa, ma è bello, a volte, tornare all’Avventura, soprattutto quando l’autore di turno è molto di più che uno scrittore di genere. Cormac McCarthy – statunitense classe ’33 – ha raggiunto un’enorme popolarità grazie al fatto che molti suoi romanzi sono poi diventati film; la trasposizione di maggior successo è probabilmente Non è un paese per vecchi, diretto dai fratelli Coen, vincitore di diversi premi agli Oscar del 2008, compreso quello per miglior film. Su queste pagine, abbiamo suggerito la lettura anche del suo La strada. Ma i romanzi di McCarthy di cui voglio parlare sono i tre che compongono la Trilogia della frontiera, e cioè Cavalli selvaggi (portato anch’esso sul grande schermo da Billy Bob Thornton con il titolo Passione ribelle), Oltre il confine, e Città della pianura. Le tre opere non raccontano un’unica storia – sono infatti autoconclusive – ma condividono l’ambientazione –…
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A proposito di personaggi femminili – Morena, Jack Nicholson, John Updike e le differenze
Durante una presentazione di Dentro una camera, giunti al momento delle domande del pubblico, sono stato spiazzato dall’intervento di una persona che aveva già letto il romanzo. Mi aspettavo una domanda sull’ambizione e l’egoismo di Umberto, sulla fragilità e il talento di Vincenzo, sulladisp onibilità e le ombre di Massimo, perché in genere chi mi ha letto vuole saperne di più sui miei tre protagonisti; invece questa persona mi ha chiesto di Morena. Dopo aver premesso che considero Morena il personaggio femminile di maggior spessore del romanzo, ho risposto alla domanda, e ho concluso dicendo che forse sono sessista, perché mi trovo più a mio agio a lavorare sui personaggi maschili piuttosto che su quelli femminili. In realtà, credo che questo dipenda semplicemente dal fatto che sono un uomo, e che nella mia vita ho condiviso più spesso momenti di confronto e confidenza con amici uomini anziché con amiche donne. Quando la presentazione è finita, e sono tornato a casa mia, ho continuato a pensare al fatto che, mentre reputo di conoscere i miei personaggi maschili come le mie tasche, non mi sento di poter dire lo stesso per Morena, nonostante il tempo che le ho dedicato. In un certo senso, sono…
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Dentro una scrittura, e dentro una camera
Il sottotitolo del sito, dentro una scrittura, è legato al titolo del mio romanzo d’esordio: Dentro una camera. Dentro una camera, a sua volta, per una delle tante magiche correlazioni che regala la narrativa, è legato all’argomento della scrittura. La camera a cui fa riferimento il titolo è il luogo ideale in cui i tre protagonisti affrontano le proprie insicurezze e le proprie frustrazioni, ma è anche un luogo fisico, e cioè la stanza in cui Umberto si rinchiude per scrivere. Si tratta per lui di un rifugio, che però potrebbe anche – e Umberto lo sa bene – diventare una prigione, qualora le sue storie, e lui con loro, non riuscissero a uscire da lì dentro. Raymond Carver diceva che un aspirante scrittore non dovrebbe raccontare di uno scrittore. Oggi tantissimi narratori affermati, editor e manuali di scrittura creativa ripetono lo stesso consiglio. In Dentro una camera non ho raccontato solo di un aspirante scrittore; ho parlato anche, più in generale, di scrittura. Non l’ho fatto per andare gratuitamente contro un suggerimento ribadito da fonti autorevoli, ma ho sentito di dover seguire un altro suggerimento spesso ricordato a chi vuole raccontare storie: scrivi di ciò che per te è…
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